domenica 28 dicembre 2008

Lo studio diagnostico intensivo della SA e delll'AHF



Tutte le persone affette da SA/AHF dovrebbero essere sottoposte ad uno studio diagnostico intensivo di tipo neuropsicologico/medico, naturalmente adatto all'età e al funzionamento generale dell'individuo. Tutti i bambini ( ma non tutti gli adolescenti e gli adulti) con una di queste diagnosi devono essere sottoposti agli esami seguenti:

1. un testing con WAIS (test d'intelligenza tra i puù usati e meglio validati);

2. un esame diagnostico approfondito dal punto di vista medico, comprendente un esame fisico estremamente accurato (alla ricerca di eventuali segni di disturbi neurocutanei e sindromi associate a particolari fenotipi fisici), una coltura cromosomica e un'analisi del PCR e un esame diagnostico per immagini del cervello.

Lo studio diagnostico intensivo dal punto di vista medico fornisce relativamente pochi risultati specifici: i casi in cui si riscontra una condizione medica associata sono probabilmente meno del 15%. Tuttavi in questi casi di SA/AHF in cui c'è un disturbo medico o una condizione organica sottostante è essenziale saperlo.Di solito non c'è modo di diagnosticare un disturbo di questo tipo senza un esame intensivo.

lunedì 22 dicembre 2008

Fattori sociali

Ciao a tutti!!
Oggi in questo mio post voglio farvi notare se ci sono fattori sociali (ed eventualmente quali sono) che possono far incrementare il rischio della nascita di un bambinio autistico. Ad es , l'autismo può essere legato alla famiglia di origine, ovvero può essere che nelle famiglie di classe sociale più elevata sia più facile che nasca un bimbo autistico? O ancora, l'autismo e l'emigrazione sono in qualche modo legati?? Ecco, proprio di questo mi occuperò quest'oggi.

L'autismo non sembra essere correlato a fattori sociali.
Sebbene non si possa escludere che l'AHF e la SA possano essere associati ad una classe sociale elevata, questo dato non sarebbe più interessante della scoperta che i genitori con un buon funzionamento intellettivo (tendenzialmente di classe sociale elevata) hanno una maggiore probabilità di avere figli hight functioning rispetto a genitori con basso funzionamento intellettivo (di solito di classe sociale inferiore).
Fino ad oggi nessuno studio pubblicato ha identificato disfunzioni sociali/ familiari nell AHF e nella SA.
L'emigrazione da culture geograficamente distanti è stata indicata come un possibile fattore di rischio per lo svipullo dell'autismo, ma fino ad oggi la ricerca non ha rilevato dati in questo senso.
Il fatto che un'alta percentuale di genitori di bambini con AHF e SA possieda caratteristiche connesse all'autismo solleva la questione delle loro "abilità genitoriali".
Non sarebbe irragionevole pensare che la scarsa empatia del genitore possa contribuire allo sviluppo di qualche problema comportamentale /psicologico nel bambino, a prescindere dall'influenza genetica. Dall'altro lato si potrebbe parimenti sostenere che un genitore con problemi simili ma meno pronunciati possa essere maggiormente in grado di capire e fronteggiare alcune difficoltà del bambino potendole percepire come "tratti" o "stile di personalità" anzichè come disturbi.

venerdì 19 dicembre 2008

curiosità...



PREVALENZA:

L'autismo si presenta con una frequenza di 7 - 16 casi su 10.000 bambini nati. L'autismo Hight Functioning ( autismo ad alto funzionamento /AHF), cioè quando il bambino autistico possiede buone capacità cognitive, interessa solo una parte (11/34 %) di tali casi. Così, la prevalenza è probabilmente inferiore a uno su 2000 bambini nella popolazione generale, perlomeno se definita secondo i criteri correnti per il disturbo autistico, o l'autismo infantile, più un QI totale pari o superiore a 65.


RAPPORTI FRA I SESSI:
Il rapporto fra i sessi è sbilanciato sia nell' AHF che nella SA. In una recente rassegna su 16 studi di popolazione sull'autismo che soddisfacevano i rigorosi criteri per l'inclusione in una mata - analisi, sia Wing (1992) che Gillberg (1995) hanno riscontrato che la frequenza maschile non era grande qunto si pensava precedentemente ed era più vicina al rapporto 2 - 3 maschi per ogni femmina che al rapporto, spesso citato, di 4 - 5 maschi per ogni femmina. Tuttavia per quanto riguarda l'AHF, è probabile che esso colpisca molto più i maschi.
Le ragioni per spiegare la diversa frequenza dell'AHF e della SA nei due sessi fanno riferimento a :
Fattori genetici, che spiegherebbero la maggiore frequenza del disturbo nei maschi;
Danno cerebrale (che si osserva più o meno con la stessa frequenza in maschi e femmine) nelle persone cn disabilità grave, che spiegherebbe i rapporti maschio : femmina più bassi in questo sottogruppo;
Differenze negli stili cognitivi e sociali generali di maschi e femmine, che farebbero sì che i primi abbiano forse più spesso delle femmine uno stile caratterizzato da minore empatia e che, in presenza di problemi di questo tipo, siano meno dotati di abilità di "mimetizzazione" sociale.

giovedì 18 dicembre 2008

Distinzione tra Sindrome di Asperger e Autismo


Salve a tutti!!

In questo mio post di oggi vi riporterò alcune indicazioni utili a differenziare la Sindrome di Asperger dall'autismo vero che potrebbe essere confuso con essa.


Dato che sia l'autismo sia la SA sono DGS, ne consegue che i due disturbi dovrebbero condividere molti aspetti clinici. Questi comportamenti rientrano nelle categorie delle menomazioni dell'interazione sociale reciproca, delle compromissioni della comunicazione verbale e non verbale, e delle attività stereotipate e ripetitive. Stando alle prove di cui disponiamo, tuttavia, nonostante queste analogie, esistono varie caratteristiche che differenziano i bambini con SA da quelli con autismo.

E' ormai riconosciuto che i bambini con autismo a livello di funzionamento inferiore differiscono da quelli hight-functioning per alcune caratteristiche cliniche. Poichè i bambini con SA per definizione hanno uno sviluppo cognitivo "normale", il punto cruciale è distinguerli da quelli con autismo a livello di funzionamento superiore. Una rassegna degli studi pubblicati fino al 1992 indicò che i bambini con SA sono più spesso verbali, presentano meno frequentamente ecolalia differita e inversione pronominale, manifestano meno segni di menomazioni nell'interazione sociale reciproca ma hanno più spesso ossessioni bizzarre.

mercoledì 17 dicembre 2008

...La sindrome di Asperger



Ciao a tutti!!


Oggi in questo mio nuovo post vi fornirò una definizione attenta e specifica (tratta da un libro che ho letto, che si intitola "L'amico Speciale"), della sindrome di Asperger in modo che sia utile ad un educatore per l'eventuale "diagnosi".

"La sindrome di Asperger /SA è una costellazione di comportamenti caratterizzata da interazioni cosiali inconsuete, diffficoltà di comunicazione verbale e non verbale e forte interesse per argomenti molto circoscritti. Tale condizione viene attualmente classificata come disturbo generalizzato dello sviluppo /DGS e condivide con altri DGS menomazioni nell'interazione sociale reciproca, menomazioni qualitative della comunicazione e un quadro di attività ripetitive e stereotipate. il disturbo è "generalizato in quanto le difficoltà si estendono a tutti gli apsetti della vita del bambino; è inoltre una disabilità evolutiva con un esordio precoce ed un pattern sintomatologico che cambia con la maturazione".



(tratto da "L'Amico Speciale", di Carlo Hanau, Peccioli (PI)2006).




martedì 16 dicembre 2008

La sindrome di asperger è un'entità specifica?


La principale ragione per considerare una condizione come specifica si ha quando la causa originale è nota e differente da quella di altre condizioni. A tutt'oggi non è questo il caso della sindrome di Asperger, poichè la causa è sconosciuta. Esistono molte prove cliniche di fattori ereditari, ma anche della sua associazione, all'interno delle famiglie, con altri disturbi.
Sono state riscontrate associazioni fra molti tipi diversi di condizioni genetiche, metaboliche e infettive specifiche e i disturbi dello spettro autistico, compresa la sindrome di Asperger. Benchè il grado di associazione vari da lieve a forte, nessuna condizione porta invariabilmente ad un disturbo autistico e nessuna associata ad un sottogruppo dello spettro autistico.
Una seconda possibilità è che la sindrome possieda un tipo di neuropatologia specifico. Le basi neurologiche della sindrome di Asperger sono oggetto di studio.
Terzo, la presenza di un pattern di disfunzione psicologica costante e definito giustificherebbe il fatto di considerare il gruppo di tratti descritto da Asperger come una sindrome specifica. I risultati delle misurazioni psicologiche sono variabili. Il dato che emerge più comunemente è che i punteggi verbali sono più elevati dei punteggi di performance e che alcuni dati vanno persi a causa dell'incapacità di lavorare sugli item a tempo.
Infine, la sindrome può essere considerata un'entità a sè stante in presenza di una risposta specifica a un certo metodo di intervento. Fino a oggi nessun farmaco si è dimostrato efficace nel trattare le menomazioni sociali e comunicative alla base dell'autismo. certi farmaci aiutano a volte ad alleviare certi sintomi associati, come l'ansia, la depressione o a ridurre comportamenti problematici come quello di tipo aggressivo, ma in tutti i casi dano un effetto variabile. dall'altro lato, gli approcci educativi efficaci sono quelli che si basano su programmi strutturati, organizzati e prevedibili che danno ampio spazio alla presentazione di informazioni e di istruzioni con modalità concrete e visive. I contenuti del programma variano in funzione non alla sindrome ma dalla capacità intellettiva e dalla gravità della menomazione sociale degli individui interessati.

lunedì 15 dicembre 2008

La classificazione della sindrome dell'autismo.


Ciao a tutti.
Oggi mi occuperò di spiegare il rapporto tra la sindrome dell'autismo e ltri tipi di disturbi di personalità.
Il dibattito sullo status della sindrome dell'autismo come entità separata è ancora in corso.
E' compresa nella categoria generale dei "disturbi generalizzati dello sviluppo". I criteri richiedono uno sviluppo compatibile fino ai tre anni di età, con quello normale per quanto riguarda il linguaggio, le abilità di cura di sè, il comportamento adattativo e la curiosità per l'ambiente. Gli altri criteri sono la presenza di interessi circoscritti e pattern di attività ripetitivi e stereotipati.
Questa definizione si è allontanata dalla definizione di Asperger, che richiamava l'attenzione sul particolare stile di comunicazione e interazione sociale. Inoltre, egli non descrisse uno sviluppo inizialmente normale delle abilità diverse dall'eloquio; nel suo primo lavoro affermava infatti che "dal secondo anno di vita troviamo già le manifestazioni caratteristiche, rilevando tuttavia che i genitori di solito non riconoscono i problremi se non più tardi". Asperger scrisse anche che la sua sindrome poteva presentarsi "nei meno capaci, anche in bambini con ritardo mentale grave".
Lìespressione "personalità schizoide" compare nella sezione "Disturbi della personalità" del DSM-IV e nella sezione "disturbi del comportamento e della personalità degli adulti" dell'ICD - 10. In nessuno dei due sistemi classificatori viene menzionato il disturbo di personalità schizoide dell'infanzia. le definizioni del disturbo negli adulti consistono in una serie di desrizioni di tratti manifesti: distacco emozionale, conseguente preferenza per attività solitarie, tendenza a non ricavare piacere dalle attività, interesse eccessivo per le fantasie e l'introspezione, assenza di amicizie intime e marcata indifferenza per le norme e le convenzioni sociali. Non si fa invece riferimento al corso dello sviluppo infantile.
Benchè questi sitemi internazionali di classificazione abbiano conferito ufficialità all'esistenza della sindrome di Asperger, sono di scarsa utilità per la soluzione dei problemi relativi alla sovrapposizione con l'autismo e la condizione dei bambini "schizoidi" di Wolff.

domenica 14 dicembre 2008

...un po' di storia


Ciao a tutti!!
Oggi, in questo mio post, vorrei parlarvi di come si è arrivati a scoprire e ad identificare la sindrome dell'autismo.
I tentativi di identificare delle sindromi fra i disturbi dello sviluppo psicologico possono basarsi sul comportamento manifesto, sulle teorie di sviluppo, sulle funzioni psicologiche o su una combinazione di questi vari aspetti. Per questo le medesime condizioni possono essere definite in base a criteri di tipo diverso da operatori diversi, e non essere ricinosciute come le stesse.
L'Autismo (per molti aspetti simile alla sindrome di Asperger) venne ricosciuto e descritto nell'opera dello stesso Asperger nel 1944.
Asperger era un pediatra austriaco specializzatosi in pedagogia correttiva. Pubblicò il suo primo lavoro sulla sindrome che poi da lui prese il nome nel 1944 in una rivista tedesca di psichiatria e neurologia. Scelse di chiamare tale sindrome "PSICOPATIA AUTISTICA", utilizzando il termine "psicopatia" per indicare un'anormalità della persona.
Asperger delineò il quadro clinico, descrisse dettagliatamente alcune storie di casi ed espose le sue idee riguardo alla natura di questo insolito pattern di comportamento. Descrisse molti aspetti del comportamento dei bambini affetti dalla sindrome da lui scoperta ma non fornì un elenco di criteri diagnostici fondamentali.
Inoltre, Asperger fece spesso riferimento al gioco stereotipato, a strane risposte agli stimoli sensoriali, al fascino per gli oggetti rotanti, ai movimenti corporei stereotipati, ai comportamenti aggressivi, alla distruttività, all'irrequietezza. Asperger ricapitolò i problemi di questi bambini nell'ipotesi che non assimilassero le routine automatiche della vita quotidiana (come le abilità motorie, le abilità scolastiche di base e le convenzioni sociali) ma seguissero i loro interessi spontanei senza curarsi di alcuna limitazione proveniente dall'ambiente. Sottolineò che questi tratti erano destinati a durare per tutta la vita, anche se gli individui più abili erano destinati ad avere successo da adulti- a volte anche molto- trovando una nicchia in cui potevano usare i loro interessispeciale ed i talenti ad essi associati. Evidenziò inoltre che in genere i genitori non notavano alcuna anormalità nei figli fino all'età di tre anni e in qualche caso finchè il bambino non cominciava la scuola.
Vediamo dunque come gli studi di Asperger fossero molto centrati, precisi e azzeccati. La descrizione del pediatra è assai riconducibile al comportamento di un qualsiasi soggetto autistico.

giovedì 11 dicembre 2008

La teoria della mente

Salve a tutti!!!
Eccomi di nuovo qui!
Nei miei post precedenti accennavo alla "Teoria della mente"; oggi, in questo mio post, vi spiegherò meglio di cosa si tratta.

La neurospicologia cognitiva cerca di formulare ipotesi sulla mente partendo dai deficit esibiti dai pazienti. L'autismo è una patologia che può risultare illuminante dal punto di vista della neuropsicologia cognitiva, specialmente per quanto riguarda i meccanismi che governano la cosiddetta "Teoria della mente".
Attraverso un esempio, provvederò a spiegare meglio cosa essa sia.
Talvolta, quando uno sconosciuto bussa alla nostra porta, guardando dallo spioncino spesso riconosciamo, grazie alla borsa che porta, o ai suoi vestiti, che si tratta di un venditore ambulante. Questo signore userà probabilmente tutta una serie di metefore per convincerci ad acquistare i prodotti che vende. Dal canto nostro, noi non faremo altro che inferire, in maniera del tutto automatico, che cosa stia nella sua mente per comprendere quale sia il suo obiettivo.
Ciò che è stato appena descritto èspiega a che cosa si riferisce la capacità di possedere meccanismi adeguati allo sviluppo di una "Teoria della mente" ed è proprio l'andamento di tali processi che sottendono la capacità di "leggere" le intenzioni altrui.
La presenza di un deficit all'interno di tali processi possa riflettersi sulla produzione linguistica, in particolare sull'utilizzo delle metafore.

Sperando di essere stata abbastanza chiara, vi saluto e vi invito a visitare il mio blog!!

A presto!

venerdì 28 novembre 2008

Il gioco tra coetanei


Salve a tutti!!
Oggi, a scuola materna, ho potuto osservare attentamente come Z. I. abbia iniziato a giocare in modo armonico con gli altri bambini (con uno in particolare), quando, fino all'anno scorso, preferiva giocare da solo, isolato.
Credo che molti dei suoi miglioramenti visibilmente osservabili, siano stati proprio "aiutati" da questa sua interazione con gli altri bambini della sua sezione.
Coinvolgere un coetaneo può fornire, infatti, l'opportunità di insegnare al bambino con autismo a osservare ed imparare dal comportamento degli altri bambini, rispondere a offerte sociali dei coetanei e iniziare a sostenere una interazione bambino - bambino. Insegnare a un bambino con autismo ad imparare dall'interazione con i coetanei, comunque, può costituire una vera e propria sfida. Molti ricercatori hanno dimostrato che non basta solo una "vicinanza fisica" col coetaneo per promuovere una positiva interazione tra il bambino con autismo e i suoi pari. Ricordiamo che molti bambini autistici non diventano "sociali" semplicemente trascorrendo del tempo con i loro coetanei neurotipici, bensì la socializzazione dipende dalle istruzioni che l'insegnante dà sia al bambino con autismo che a quello neurotipico a cui deve spiegare come interagire col compagno.
Anche in questo caso, dunque, l'educatore competente sarà quello in grado di dare le giuste istruzioni in modo da poter trasformare il semplice gioco tra coetanei in un vantaggio, in uno stimolo di crescita e maturazione per il soggetto autistico!

lunedì 24 novembre 2008

La T.M.A.


Ciao a tutti!

Venerdì scorso sono ritornata nella scuola materna in cui ho svolto il Servizio Civile e ho rivisto il bambino autistico di cui mi occupavo e ho avuto modo di parlare con la sua mamma. Dopo aver letto, nei giorni scorsi, un interessante articolo tratto dal sito http://www.terapiatma.it/ (che ho riportato in questo post appunto),ed aver scoperto dunque una possibile ed ulteriore terapia al problema dell'autismo, ho consigliato proprio alla mamma di che Z.I. (iniziali del nome del bambino) di provare a sentire se nelle nostre zone questa terapia era praticata ed eventualmente di farla provare a suo filgio.
Si trattava della T.M.A. (= terapia multisistemica in acqua).

"La Terapia Multisistemica in Acqua (T.M.A.) è un particolare tipo di terapia che viene fatta in una piscina pubblica di solito, con un modello teorico al quale far riferimento e d un vero e proprio programma pratico ideato attraverso fasi specifiche. Gli scopi della Terapia Multisistemica in Acqua sono molteplici, tra cui: l’ insegnamento del nuoto e delle regole prsenti nella piscina, migliorare la capacità di movimento e sincronia in modo da poter aumentare la qualità della loro vita.
Il fine ultimo della terapia non è l’insegnamento del nuoto come vera e propria disciplina sportiva, ma bensì esso è utilizzato come mezzo per raggiungere obiettivi terapeutici e attuare il processo di socializzazione e inserimento con e nel gruppo. Il bambino che impara a nuotare durante l’intervento può ridefinire le relazioni con il terapeuta e con gli altri bambini. Il bambino quando inizia ad imparare le abilità natatorie, si sente libero di esplorare l’ambiente acqua e capace di interagire in quest’ultimo.Utilizzando queste nuove doti acquisirà autostima e un senso di autoefficacia supportato e rinforzato dal terapeuta e dalla famiglia.
In sintesi l’applicazione clinica della TMA, favorisce l’apprendimento e lo sviluppo del bambino autistico a livello emozionale, cognitivo, comportamentale, sensomotorio, sociale e comunicativo".
tratto dal sito: www.terapiatma.it

Questa nuova tecnica - terapia può essere a mio avviso consigliata da parte degli educatori ai genitori di bambini affetti dal disturbo appunto dell'autismo.

mercoledì 19 novembre 2008

Autismo e memoria


Ciao a tutti!


Oggi, in risposta a Linda, mi occuperò del legame tra autismo e memoria, ovvero degli eventuali problemi o potenzialità che hanno le persone autistiche nel ricordare.

Non mi stupisce assolutamente il fatto che il bambino autistico con cui Linda è entrata in contatto avesse una sviluppata capacità di ricordare date, nomi ecc, infatti gli autistici hanno una grande capacità di utilizzo della memoria automatica, che consente loro di ricordare ad esempio l'intero tragitto di un autobus, senza manifestare la volontà di utilizzare tali conoscenze con finalità adattative.

I bambini autistici presentano inoltre una memoria eroica ben sviluppata che consente di ricordare frasi dette poco prima. Quando la rievocazione non è però immediata le difficoltà aumentano e la situazione peggiora se nell'intervallo della rievocazione i soggetti svolgono un'altra attività. Quello che sicuramente crea problemi nella memorizzazione è senz'altro la capacità di utilizzare strategie mestiche per aiutare il ricordo (es. utilizzo di parole chiave, associazione ecc.).


Spero di essere stata d'aiuto e di aver fornito un adeguata delucidazione, se non è sufficiente non abbiate paura a ricontattarmi che eventualmenete ne aggiungo altre.


Grazie a tutti coloro che hanno votato o che voteranno nel mio sondaggio.


A presto.

martedì 11 novembre 2008

un software per battere l'autismo


Eccomi di nuovo qui! Ciao a tutti! L'altro giorno ho letto su "Metro" un articolo assai curioso, che parlava di un possibile metodo di cura dell'autismo: L' ALPACA!

L' Alpaca è un nuovo strumento per i bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo (come l'autismo, appunto). Impiega un software che gestisce le immagini e le tracce audio che favoriscono la comunicazione interpersonale. Il sistema, il cui acronimo sta per Alternative Literacy with PDA and Augmentative Communication for Autism, impiega una soluzione che coinvolge tatto, vista e udito in un software su palmare che gestisce immagini e tracce audio ritagliate sulle esigenze del singolo bimbo. I supporti visivi favoriscono la comparsa delle abilità di linguaggio e comunicazione.

Questa tecnica innovativa potrebbe davvero aiutare a migliorare la condizione di molti, magari affiancandola alla psicomotricità!

giovedì 6 novembre 2008

La psicomotricità, può essere un aiuto!


Salve a tutti!
Nella mia esperienza di Servizio Civile accanto ad un bambino autistico, ho potuto riflettere come la pratica della psicomotricità possa aiuare a migliorare una situazione di autismo. Nel caso di Z. I. (il bimbo appunto di cui mi occupavo), ho potuto vedere io stessa i miglioramenti!
La psicomotricità relazionale, di fatto, ha rappresentato una nuova metodologia educativa che considera la dimensione affettiva-emozionale della relazione bambino-bambino e adulto-bambino che si attua attraverso l'espressione corporea.
Tuttavia, il bambino del quale mi occupavo, ha iniziato tale attività relativamente "tardi" (a 4 anni compiuti). Ora mi chiedo, se la psicomotricità viene fatta già a partire dalla prima infanzia, può aiutare maggiormente o forse è troppo presto per intraprenderla? Ed è giusto poi che un educatore la suggerisca a quelle famiglie in cui c'è un bambinbo autistico? Non è una questione troppo delicata? A questo prorposito, vi chiedo di votare sul mio sondaggio. Grzie.

A presto!

lunedì 3 novembre 2008

...ho rivisto il "mio" bambino!!


Salve a tutti!

Oggi sono andata nela scuola materna in cui ho svolto lamia attività di Servizio Civile l'anno scorso, e ho rivisto il bambino autistico di cui mi occupavo. Sono stata molto contenta di rivederlo, ammetto che ero un po' curiosa di vedere come stava, se la sua situazione era migliorata.
Quando l'ho conosciuto il primo anno (lui aveva tre anni), ricordo che non riusciva a comunicare, non pronunciava nessuna parola, a malapena "Mamma" e qualche sillaba, era agressivo con gli altri bambini e frequentaemnte li picchiava. Non riusiva ad andare in bagno da solo, non riusciva nemmeno a mettersi le scarpe da solo; riusciva a mangiare a malapena da solo! Non esprimeva nessun tipo di sentimento, se magari sentiva dolore (ad esempio se si scottava) piangeva, ma nulla più. Mai un sorriso, sembrava che, nonostante mi vedesse tutti i gioni, ogni giorno fossi una persona nuova per lui. Era sempre solo, non giocava con gli altri bimbi, i suoi movimenti erano molto scoordinati. Ovviamente in classe aveva bisogno di una programmazione diversa da quella degli altri, ma anche se semplificata, era quasi del tutto ipraticabile, irrealizzabile perchè la sua attenzione durava pochissimo, si stancava subito. lavorare vicino a lui ammetto che non era per niente facile, la tentazione a scorggiarsi era forte.
Oggi l'ho rivisto, sembrava un'altra PERSONA. Sono entrata nella sua classe, era seduto e stava colorando da solo, in modo preciso e ordinato (non usciva dai contorni) con i colori a pastello (che sono i più difficili da utilizzare, di solito i pastelli vengono usati, nella scuola dell'infanzia, solo da quei bambini che l'anno successivo andranno alla scuola elementare). La maestra gli ha detto di salutarmi e lui ha accennato ad un ciao (l'aveva quasi pronunciato interamente), poi ha pronunciato quasi perfettamente il nome della sua maetra, ha detto in modo comprensibile le parole "Acqua" e "Cane", poi ha girato il foglio nel quale stava colorando e mi ha ostrato che sapeva scrivere il suo nome in stampatello. la mestra poi mi ha informata del fatto che sa andare in bagno da solo, che è molto più tranquillo , che sa sistemarsi ed anche vestirsi da solo e aiuta persino i bambini grandi a prepare la tavola! Progressi strepitosi! Non dobbiamo dimenticare che le azioni più semplici per noi, per persone autistiche sono invece azioni molto complesse da realizzare!
Quando poi ho avuto modo di parlare con la suora direttrice della scuola, mi ha detto che avrebbe intenzione di far restare quel bambino un ulteriore anno alla scuola dell'infanzia, anzichè mandarlo, a settembre, alla scuola elementare. Lo trovo giusto, perchè le persone autistiche hanno bisogno di stabilità, di avere dei ritmi di vita regolari, uno sconvolgimento, un cambiamento anche minimo delle loro abitudini può sconvolgerle! Quindi a mio avviso credo sarà un aiuto tenerlo un ulteriore anno alla scuola dell'infanzia.
Poi ho avuto modo di incontrare la mamma del piccolo; la conosco bene in quanto eravamo in stretto contatto l'anno scorso quando mi occupavo di suo figlio. Abbiamo parlato un po', le ho chiesto come andava; il dialogo con lei mi ha rattristata molto. Continuava a ripetermi che suo figlio non ha problemi, che ha bisogno solo del logopedista e che le maestre e le suore sono troppo catastrofiche coi bambini degli altri!
Questo mi ha scioccata! E' difficile curare questo genere di patologie se prima non le si accettano! Lei voleva metterlo in testa a me, cercare di convincermi perchè in realtà LEI si è autoconvinta e non ha ancora accettato che suo figlio è DIVERSO dagli altri bambini! Putroppo sarà impossibile curarlo, intervenire se la situazione non cambia! Noi educatori siamo impossibilitati a dare un aiuto in questi casi! Ci impegniamo al massimo e il nostro lavoro non viene considerato, i miglioramenti che otteniamo non vengono riconosciuti! E' la parte più brutta dell'essere educatore! Queste sono le situazioni che ti scoraggiano, ti buttano giù...ma allo stesso tempo ti danno la carica, la forza per tirarti sù ed per andare avanti! Ti invitano a impegnarti maggiormente per ottenere risultati ancora più concretie ben visibili...

domenica 2 novembre 2008

Non laciamoli soli!!


Ciao a tutti! Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno votato nel mio sondaggio perchè così facendo mi hanno aiutato a capire che l'educatore è importante nella vita di un bambino autistico anche se quest'ultimo ha meno di anni.

L'argomento del mio blog, l'ho scelto in seguito ad un'esperienza, che mi ha segnato molto, che ho vissuto e che mi ha messo in stretto contatto con il prblema dell'autismo. L'anno scorso ho svolto il Servizio Civile presso una scuola materna non statale in cui ho avuto modo di "incontrare" e di prendermi cura di un bambino autistico. Questa eperienza mi ha messo in stretto contatto con questo grave problema e mi ha permesso di osservare da vicino le carartteristiche principali di questa malattia. Credo che anche a livello di studi, si sappia ancora molto poco sul prolema dell'autismo. Ciò è un peccato perchè l'autismo non è affatto un problema da sottovalutare! Ormai esso sta diventnto sempre più diffuso. I dati statistici ci dicono che su una media di 1000 persone, 6 riscontrano questo disturbo. Il fatto ancora più grave è che spesso, le famiglie vengono lasciate SOLE! A volte la forma di autismo è lieve, risolvibile magari con pratiche di psicomotricità; queste però hanno dei costi che talvolta le famiglie dei bambini autistici non si possono permettere ed ecco allora che sono costrette a rinunciarvi (come nel caso del bambino che seguivo io).
L'autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che si manifesta entro il terzo anno di età con deficit in tre importanti aree: la comunicazione, l'interazione sociale e l'ambito degli interessi che sono spesso ridotti e stereotipati. Mi sembra sufficiente per avere un aiuto!
Sicuramente gli educatori della prima infanzia saranno i primi ad accorgersi se questo problema esiste nei bambini con cui hanno a che fare dato che è proprio nei primi anni di vita che l'autismo si manifesta!

L'educatore dunque riconosce i segnali di "allarme" dell'autismo per una segnalazione alle strutture competenti. E' un peccato però quando, per questioni economiche le famiglie coinvolte non possono rivolgersi a queste strutture!!

venerdì 31 ottobre 2008

Eccomi qui!


Ciao a tutti in questo mio blog potrete trovare interessanti informazioni relative alle competenze del bravo educatore a contatto con bambini autistici in una realtà come quella degli asili nido, perchè questo problema è molto diffuso, difficile da risolvere, ma che non per questo, deve essere trascurato!