venerdì 28 novembre 2008

Il gioco tra coetanei


Salve a tutti!!
Oggi, a scuola materna, ho potuto osservare attentamente come Z. I. abbia iniziato a giocare in modo armonico con gli altri bambini (con uno in particolare), quando, fino all'anno scorso, preferiva giocare da solo, isolato.
Credo che molti dei suoi miglioramenti visibilmente osservabili, siano stati proprio "aiutati" da questa sua interazione con gli altri bambini della sua sezione.
Coinvolgere un coetaneo può fornire, infatti, l'opportunità di insegnare al bambino con autismo a osservare ed imparare dal comportamento degli altri bambini, rispondere a offerte sociali dei coetanei e iniziare a sostenere una interazione bambino - bambino. Insegnare a un bambino con autismo ad imparare dall'interazione con i coetanei, comunque, può costituire una vera e propria sfida. Molti ricercatori hanno dimostrato che non basta solo una "vicinanza fisica" col coetaneo per promuovere una positiva interazione tra il bambino con autismo e i suoi pari. Ricordiamo che molti bambini autistici non diventano "sociali" semplicemente trascorrendo del tempo con i loro coetanei neurotipici, bensì la socializzazione dipende dalle istruzioni che l'insegnante dà sia al bambino con autismo che a quello neurotipico a cui deve spiegare come interagire col compagno.
Anche in questo caso, dunque, l'educatore competente sarà quello in grado di dare le giuste istruzioni in modo da poter trasformare il semplice gioco tra coetanei in un vantaggio, in uno stimolo di crescita e maturazione per il soggetto autistico!

lunedì 24 novembre 2008

La T.M.A.


Ciao a tutti!

Venerdì scorso sono ritornata nella scuola materna in cui ho svolto il Servizio Civile e ho rivisto il bambino autistico di cui mi occupavo e ho avuto modo di parlare con la sua mamma. Dopo aver letto, nei giorni scorsi, un interessante articolo tratto dal sito http://www.terapiatma.it/ (che ho riportato in questo post appunto),ed aver scoperto dunque una possibile ed ulteriore terapia al problema dell'autismo, ho consigliato proprio alla mamma di che Z.I. (iniziali del nome del bambino) di provare a sentire se nelle nostre zone questa terapia era praticata ed eventualmente di farla provare a suo filgio.
Si trattava della T.M.A. (= terapia multisistemica in acqua).

"La Terapia Multisistemica in Acqua (T.M.A.) è un particolare tipo di terapia che viene fatta in una piscina pubblica di solito, con un modello teorico al quale far riferimento e d un vero e proprio programma pratico ideato attraverso fasi specifiche. Gli scopi della Terapia Multisistemica in Acqua sono molteplici, tra cui: l’ insegnamento del nuoto e delle regole prsenti nella piscina, migliorare la capacità di movimento e sincronia in modo da poter aumentare la qualità della loro vita.
Il fine ultimo della terapia non è l’insegnamento del nuoto come vera e propria disciplina sportiva, ma bensì esso è utilizzato come mezzo per raggiungere obiettivi terapeutici e attuare il processo di socializzazione e inserimento con e nel gruppo. Il bambino che impara a nuotare durante l’intervento può ridefinire le relazioni con il terapeuta e con gli altri bambini. Il bambino quando inizia ad imparare le abilità natatorie, si sente libero di esplorare l’ambiente acqua e capace di interagire in quest’ultimo.Utilizzando queste nuove doti acquisirà autostima e un senso di autoefficacia supportato e rinforzato dal terapeuta e dalla famiglia.
In sintesi l’applicazione clinica della TMA, favorisce l’apprendimento e lo sviluppo del bambino autistico a livello emozionale, cognitivo, comportamentale, sensomotorio, sociale e comunicativo".
tratto dal sito: www.terapiatma.it

Questa nuova tecnica - terapia può essere a mio avviso consigliata da parte degli educatori ai genitori di bambini affetti dal disturbo appunto dell'autismo.

mercoledì 19 novembre 2008

Autismo e memoria


Ciao a tutti!


Oggi, in risposta a Linda, mi occuperò del legame tra autismo e memoria, ovvero degli eventuali problemi o potenzialità che hanno le persone autistiche nel ricordare.

Non mi stupisce assolutamente il fatto che il bambino autistico con cui Linda è entrata in contatto avesse una sviluppata capacità di ricordare date, nomi ecc, infatti gli autistici hanno una grande capacità di utilizzo della memoria automatica, che consente loro di ricordare ad esempio l'intero tragitto di un autobus, senza manifestare la volontà di utilizzare tali conoscenze con finalità adattative.

I bambini autistici presentano inoltre una memoria eroica ben sviluppata che consente di ricordare frasi dette poco prima. Quando la rievocazione non è però immediata le difficoltà aumentano e la situazione peggiora se nell'intervallo della rievocazione i soggetti svolgono un'altra attività. Quello che sicuramente crea problemi nella memorizzazione è senz'altro la capacità di utilizzare strategie mestiche per aiutare il ricordo (es. utilizzo di parole chiave, associazione ecc.).


Spero di essere stata d'aiuto e di aver fornito un adeguata delucidazione, se non è sufficiente non abbiate paura a ricontattarmi che eventualmenete ne aggiungo altre.


Grazie a tutti coloro che hanno votato o che voteranno nel mio sondaggio.


A presto.

martedì 11 novembre 2008

un software per battere l'autismo


Eccomi di nuovo qui! Ciao a tutti! L'altro giorno ho letto su "Metro" un articolo assai curioso, che parlava di un possibile metodo di cura dell'autismo: L' ALPACA!

L' Alpaca è un nuovo strumento per i bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo (come l'autismo, appunto). Impiega un software che gestisce le immagini e le tracce audio che favoriscono la comunicazione interpersonale. Il sistema, il cui acronimo sta per Alternative Literacy with PDA and Augmentative Communication for Autism, impiega una soluzione che coinvolge tatto, vista e udito in un software su palmare che gestisce immagini e tracce audio ritagliate sulle esigenze del singolo bimbo. I supporti visivi favoriscono la comparsa delle abilità di linguaggio e comunicazione.

Questa tecnica innovativa potrebbe davvero aiutare a migliorare la condizione di molti, magari affiancandola alla psicomotricità!

giovedì 6 novembre 2008

La psicomotricità, può essere un aiuto!


Salve a tutti!
Nella mia esperienza di Servizio Civile accanto ad un bambino autistico, ho potuto riflettere come la pratica della psicomotricità possa aiuare a migliorare una situazione di autismo. Nel caso di Z. I. (il bimbo appunto di cui mi occupavo), ho potuto vedere io stessa i miglioramenti!
La psicomotricità relazionale, di fatto, ha rappresentato una nuova metodologia educativa che considera la dimensione affettiva-emozionale della relazione bambino-bambino e adulto-bambino che si attua attraverso l'espressione corporea.
Tuttavia, il bambino del quale mi occupavo, ha iniziato tale attività relativamente "tardi" (a 4 anni compiuti). Ora mi chiedo, se la psicomotricità viene fatta già a partire dalla prima infanzia, può aiutare maggiormente o forse è troppo presto per intraprenderla? Ed è giusto poi che un educatore la suggerisca a quelle famiglie in cui c'è un bambinbo autistico? Non è una questione troppo delicata? A questo prorposito, vi chiedo di votare sul mio sondaggio. Grzie.

A presto!

lunedì 3 novembre 2008

...ho rivisto il "mio" bambino!!


Salve a tutti!

Oggi sono andata nela scuola materna in cui ho svolto lamia attività di Servizio Civile l'anno scorso, e ho rivisto il bambino autistico di cui mi occupavo. Sono stata molto contenta di rivederlo, ammetto che ero un po' curiosa di vedere come stava, se la sua situazione era migliorata.
Quando l'ho conosciuto il primo anno (lui aveva tre anni), ricordo che non riusciva a comunicare, non pronunciava nessuna parola, a malapena "Mamma" e qualche sillaba, era agressivo con gli altri bambini e frequentaemnte li picchiava. Non riusiva ad andare in bagno da solo, non riusciva nemmeno a mettersi le scarpe da solo; riusciva a mangiare a malapena da solo! Non esprimeva nessun tipo di sentimento, se magari sentiva dolore (ad esempio se si scottava) piangeva, ma nulla più. Mai un sorriso, sembrava che, nonostante mi vedesse tutti i gioni, ogni giorno fossi una persona nuova per lui. Era sempre solo, non giocava con gli altri bimbi, i suoi movimenti erano molto scoordinati. Ovviamente in classe aveva bisogno di una programmazione diversa da quella degli altri, ma anche se semplificata, era quasi del tutto ipraticabile, irrealizzabile perchè la sua attenzione durava pochissimo, si stancava subito. lavorare vicino a lui ammetto che non era per niente facile, la tentazione a scorggiarsi era forte.
Oggi l'ho rivisto, sembrava un'altra PERSONA. Sono entrata nella sua classe, era seduto e stava colorando da solo, in modo preciso e ordinato (non usciva dai contorni) con i colori a pastello (che sono i più difficili da utilizzare, di solito i pastelli vengono usati, nella scuola dell'infanzia, solo da quei bambini che l'anno successivo andranno alla scuola elementare). La maestra gli ha detto di salutarmi e lui ha accennato ad un ciao (l'aveva quasi pronunciato interamente), poi ha pronunciato quasi perfettamente il nome della sua maetra, ha detto in modo comprensibile le parole "Acqua" e "Cane", poi ha girato il foglio nel quale stava colorando e mi ha ostrato che sapeva scrivere il suo nome in stampatello. la mestra poi mi ha informata del fatto che sa andare in bagno da solo, che è molto più tranquillo , che sa sistemarsi ed anche vestirsi da solo e aiuta persino i bambini grandi a prepare la tavola! Progressi strepitosi! Non dobbiamo dimenticare che le azioni più semplici per noi, per persone autistiche sono invece azioni molto complesse da realizzare!
Quando poi ho avuto modo di parlare con la suora direttrice della scuola, mi ha detto che avrebbe intenzione di far restare quel bambino un ulteriore anno alla scuola dell'infanzia, anzichè mandarlo, a settembre, alla scuola elementare. Lo trovo giusto, perchè le persone autistiche hanno bisogno di stabilità, di avere dei ritmi di vita regolari, uno sconvolgimento, un cambiamento anche minimo delle loro abitudini può sconvolgerle! Quindi a mio avviso credo sarà un aiuto tenerlo un ulteriore anno alla scuola dell'infanzia.
Poi ho avuto modo di incontrare la mamma del piccolo; la conosco bene in quanto eravamo in stretto contatto l'anno scorso quando mi occupavo di suo figlio. Abbiamo parlato un po', le ho chiesto come andava; il dialogo con lei mi ha rattristata molto. Continuava a ripetermi che suo figlio non ha problemi, che ha bisogno solo del logopedista e che le maestre e le suore sono troppo catastrofiche coi bambini degli altri!
Questo mi ha scioccata! E' difficile curare questo genere di patologie se prima non le si accettano! Lei voleva metterlo in testa a me, cercare di convincermi perchè in realtà LEI si è autoconvinta e non ha ancora accettato che suo figlio è DIVERSO dagli altri bambini! Putroppo sarà impossibile curarlo, intervenire se la situazione non cambia! Noi educatori siamo impossibilitati a dare un aiuto in questi casi! Ci impegniamo al massimo e il nostro lavoro non viene considerato, i miglioramenti che otteniamo non vengono riconosciuti! E' la parte più brutta dell'essere educatore! Queste sono le situazioni che ti scoraggiano, ti buttano giù...ma allo stesso tempo ti danno la carica, la forza per tirarti sù ed per andare avanti! Ti invitano a impegnarti maggiormente per ottenere risultati ancora più concretie ben visibili...

domenica 2 novembre 2008

Non laciamoli soli!!


Ciao a tutti! Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno votato nel mio sondaggio perchè così facendo mi hanno aiutato a capire che l'educatore è importante nella vita di un bambino autistico anche se quest'ultimo ha meno di anni.

L'argomento del mio blog, l'ho scelto in seguito ad un'esperienza, che mi ha segnato molto, che ho vissuto e che mi ha messo in stretto contatto con il prblema dell'autismo. L'anno scorso ho svolto il Servizio Civile presso una scuola materna non statale in cui ho avuto modo di "incontrare" e di prendermi cura di un bambino autistico. Questa eperienza mi ha messo in stretto contatto con questo grave problema e mi ha permesso di osservare da vicino le carartteristiche principali di questa malattia. Credo che anche a livello di studi, si sappia ancora molto poco sul prolema dell'autismo. Ciò è un peccato perchè l'autismo non è affatto un problema da sottovalutare! Ormai esso sta diventnto sempre più diffuso. I dati statistici ci dicono che su una media di 1000 persone, 6 riscontrano questo disturbo. Il fatto ancora più grave è che spesso, le famiglie vengono lasciate SOLE! A volte la forma di autismo è lieve, risolvibile magari con pratiche di psicomotricità; queste però hanno dei costi che talvolta le famiglie dei bambini autistici non si possono permettere ed ecco allora che sono costrette a rinunciarvi (come nel caso del bambino che seguivo io).
L'autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo che si manifesta entro il terzo anno di età con deficit in tre importanti aree: la comunicazione, l'interazione sociale e l'ambito degli interessi che sono spesso ridotti e stereotipati. Mi sembra sufficiente per avere un aiuto!
Sicuramente gli educatori della prima infanzia saranno i primi ad accorgersi se questo problema esiste nei bambini con cui hanno a che fare dato che è proprio nei primi anni di vita che l'autismo si manifesta!

L'educatore dunque riconosce i segnali di "allarme" dell'autismo per una segnalazione alle strutture competenti. E' un peccato però quando, per questioni economiche le famiglie coinvolte non possono rivolgersi a queste strutture!!