lunedì 1 giugno 2009

Teorie infondate sull'Autismo.

Come per tutti i disturbi dall'eziologia sconosciuta anche in questo caso fioriscono teorie fantasiose e meravigliose. L'enigma del bambino autistico rinchiuso nel proprio mondo è una sfida irresistibile per gli psicologi dilettanti. Sono tentativi di fondare le loro risposte su pochi fatti e poche osservazioni. Ogni teoria adeguata all'autismo dev'essere compatibile con ciò che sappiamo sullo sviluppo del cervello. Le teorie che considerano l'autismo un disadattamento emotivo oppure una forma di malattia mentale adulta sono obsolete. L'autismo è dovuto ad anomalie nello sviluppo del cervello. Esse sono sottili e limitate solo a certe funzioni mentali, e per giunta, solo ad alcuni aspetti di queste. La maggior parte delle capacità di manipolare oggetti e percepire il mondo attraverso i sensi è normale; come anche lo sono la capacità di formulare concetti astratti, classificare eveneti, comprendere le relazioni spaziali, le cause e gli effetti, fare inferenze logiche. L'autismo è un vero enigma tanto che l'ingrediente mancante è cosa sottile che persino nei sintomi basilari dell'interazione sociale e della comunicazione esiste una buona dose di competenza. Questo ingrediente sottile e spesso elusivo è propio ciò che una buona teoria sull'autismo deve identificare e spiegare.

martedì 12 maggio 2009

Pluralità e risorse: i trattamenti.


Poichè non si dà una cura vincente sulla sindrome autistica, resta ampio lo spettro degli approcci, torici ed esperienziali, con i relativi specialisti o centri di trattamento che se ne fanno carico. E' dunque problematico orientarsi, e orientare, i genitori e gli insegnanti risoetto a tale pluralità di esperienze sul campo.
La scelta dell'approccio al problema e, quindi, delle strategie interventive più adeguate, è azione da non condurre con pregiudiziali opzioni personali, ma sulla base dell'attenta valutazione delle tre condizioni fondamentali che regolano il trattamento del soggetto autistico, tre soggettualità che costituiscono le risorse primarie del setting di trattamento:
lo stato soggettuale di ciascun caso, le competenze soggettuali degli educatori le caratterisctiche soggettuali dell'ambiente familiare, scolastico ambientale e riabilitativo.
Le principali modalità di trattamento sono di cinque tipi: farmacologico, dietetico, psicodinamico, educativo, generalista.
In presenza del diffuso problema di adattamento all'ambiente che afligge la sindrome autistica, il concetto di trattamento va esteso anche agli ambienti di vita.
Non esistendo la cura per guarire dall'autismo, si possono tuttavia attivare interventi di tipo sintomatico che possono condurre a miglioramenti sostanziali. In questo contesto, una particolare importanza stanno assumendo gli interventi educativi e comportamentali che poggiano su strategie improntate a sistemi valutativi di particolare utilità e che attuano programmi psico - educativi adattati e individualizzati per i bisogni del singolo bambino.

mercoledì 15 aprile 2009

I Deficit sociocognitivi nella menomazione comunicativa


Gli individui con menomazioni dell'espressione e della comprensione sociale, presentano una compromissione analoga nella comprensione e nell'uso de certi aspetti del linguaggio. Nonostante i deficit sociali comuni, tuttavia, questi disturbi possono presentare variazioni notevoli nelle specifiche menomazioni linguiistiche e comunicative effettivamente manifestate.
Poichè i deficit pragmatici sono una conseguenza naturale della menomazione della cognizione sociale negli individui con SA/AHF, sono da considerare come il denominatore comune ultimo dei problemi linguistici e comunicativi riscontrati in questi disturbi.
Così come la qualità dell'output di un computer non può essere migliore di quella del proogramma e dell'input, più o meno allo stesso modo i deficit nell'uso del linguaggio che si osservano nelle persone con SA e AHF riflettono la qualità dell'input che esse ricevono durante le interazioni comunicative . Ma l'analogia finisce qui dato che gli esseri umani son di gran lunga più complessi del computer.
In quanto tale, l'output umano si basa non solo sulla COMPRENSIONE (ricezione) dell'input (la maggior parte della quale coinvolge informazioni di natura sociale che circolano rapidamente e cambiano in continuazione) ma anche sulla capacità di ELABORARE queste informazioni in modo efficiente (tempestivo) ed efficace (significativo) in modo da poter compiere giudizi e adattamenti comportamentali ai fini dell'output (espressione). Si tratta di un compito non da poco, dato che gli individui con SA/AHF presentano menomazioni nelle basi sociocognitive che governano questo tipo di comportamento decisionale sociocomunicativo.

martedì 24 marzo 2009

Terapia riabilitativa per mezzo del cavallo

Ciao a tutti!
Oggi ho scoperto che, oltre alla terapia multisistemica in acqua, c'è un altro tipo di terapia, a mio avviso singolare ed efficiente, che potrebbe aiutare un bambino autistico a migliorare la propria situazione, si tratta dell'educazione equestre. Io l'ho conosciuta tramite internet, in particolare dal sito www.sportmedicina.com/equitazione_autismo.htm . Vi riporto una breve spiegazione di come avviene questo tipo di terapia.


Il disturbo autistico è certamente complesso e merita un approccio clinico polifunzionale: ma anche la Riabilitazione Equestre può giocare il suo ruolo nel miglioramento della qualità della vita di questi soggetti.
Il favorire il contatto tra il soggetto autistico ed il cavallo permette proprio di lavorare su questo aspetto: imparare a conoscere ed a gestire anche un semplice scuotere di criniera o movimento delle orecchie sarà un momento di de-tensione che favorirà l'apertura verso il mondo esterno.
In più la serialità delle "regole" di una ripresa equestre: grooming del cavallo, uscita dal box, lavoro montato, rientro in scuderia, avrà una funzione strategica rassicurante ed anche se inizialmente sarà difficile da comprendere ed accettare, alla lunga, almeno per alcuni pazienti, si trasformerà in una fase di strutturazione e relazione del proprio Sé con il mondo circostante.
L'importante, nel programma di Riabilitazione Equestre è di porsi degli obiettivi chiari, concreti e raggiungibili, anche se minimi.
Non dimentichiamo che per questi pazienti ogni cambiamento può essere traumatico e fonte di grande sofferenza: riuscire a farne accettare tranquillamente anche una minima parte sarebbe già un grandissimo successo.
Gli scopi principali su cui sarebbe opportuno costruire il percorso terapeutico sono:
SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE
SVILUPPO DELLA SOCIALITA'
FLESSIBILITà DEI COMPORTAMENTI
Certamente tutto questo non risolve i problemi dell'autismo; inoltre la gestione di questi pazienti e la loro terapia riabilitativa non possono essere improvvisate: la malattia è un disturbo molto complesso, che va conosciuto profondamente ed adeguatamente trattato, anche in relazione al paziente che ci si trova di fronte.
Ma ciò non toglie che in tanti casi il cavallo può darci una grosso aiuto a rompere quel fronte di chiusura, silenzio e disperazione che molto spesso è il mondo autistico.

(Tratto da www.sportmedicina.com/equitazione_autismo.htm).

Se siete interessati magari contattate il sito per avere maggiori informazioni, ad esempio a proposito dei luoghi in cui la terapia si può effettuare.
A presto.

mercoledì 18 marzo 2009

Come concludere una CCF



La CCf si conclude con una sintesi e l'identificazione di soluzioni nuove per la situazione. innanzi tutto, l'adulto e l'allievo riassumono la situazione rivedendo la figura della loro conversazione, cominciando dagli eventi accaduti prima e procedendo in sequenza. A questo punto procedimento si riserva poco tempo, identificando gli aspetti più rilevanti della situazione e incoraggiando l'allievo a vedere "la figura intera". Alcuni allievi hanno la tendenza a ripetere tutta la conversazione parola per parola ripercorrendo al contempo tutti i disegni uno per uno. Se ciò accade, l'adulto numera gli elementi più importanti e chiede all'allievo di riesaminare la situazione limitando i commenti alle parti numerate. La sintesi da risalto visivo ai fatti più rilevanti di una sitazione e " rimette le cose insieme " prima di indentificare nuove soluzioni per il problema . Con una rappresentazione visiva della situazione difficile davanti agli occhi, si "tirano fuori" nuovi comportamenti che potrabbero essere messi in atto. Il fatto di disegnare nuovi modi per gestire una situazione difficile aiuta l'allievo ad impratichirsi di una nuova abilità prima di usarla e mette a sua disposizione un'immagine a cui potrà fare riferimento anche in futuro. Le idee possono esse annotate anche sotto forma di elenco; in questo caso si spuntano le soluzioni non fattibili e si predispone un piano per la prossima volta che la situazione si presenterà. Se l'allievo non riesce ad escogitare soluzioni efficaci autonomamente, il genitore/insegnante propone alcune ipotesi e spiega in che modo, applicandole, la situazione potrebbe cambiare. In alcuni casi non è possibile elencare o disegnare nuove soluzioni ed è più utile che il genitore/insegnante scriva una storia sociale per l'allievo sulla base delle informazioni tratte dalla CCF. Qualche volte si impone all'attenzione una certa soluzione, tanto che diventa sconsigliato o superfluo ripassare la conversazione ed elencare soluzioni nuove.

I disegni possono essere conservati in un quaderno personale o come illustrazioni di accompagnamento delle storie sociali, creando così un'enciclopedia personale di informazioni sociali importanti.

sabato 14 marzo 2009

Conversazioni con i fumetti di gruppo


Le CCf di gruppo vengono usate in un contesto strutturato che di solito comprende vari allievi con AHF/SA e un insegnante con funzioni di guida. Gli allievi rappresentano graficamente alcune interazioni scelte che avvengono nel corso di una discussione di gruppo. Ciascun partecipante è rappresentato su una lavagna mediante una figura umana stilizzata con accanto il suo nome, un fumetto per il discorso e uno per i pensieri. Gli allievi vengono incoraggiati ad utilizzare le figure umane e i gessetti colorati per illustrare quali sono i loro stati d'animo quando vengono fatte certe affermazioni.
Le CCf di gruppo richiedono che tutti i partecipanti concordino su una tabella dei colori comune, facendo poi disegni che ritraggono una varietà di interazioni scelte.

venerdì 6 marzo 2009

La strutturazione di una CCF.

I genitori o gli insegnanti guidano le CCF e le organizzano senza assumerne completamente il controllo. A differenza di una storia sociale, che può essere scritta e ripassata diverse volte, una CCF è un'interazione dinamica. Benchè il metodo sia stato inizialmente sviluppato per dare un feedback visivo agli allievi nel corso di una discussione importante, i disegni rivelano spesso informazioni sorprendenti e inattese, che è molto importante inserire nella conversazione. L'arte di una CCF sta nel riconoscere quando è più opportuno fornire una struttura e una guida e quando e quando invece è più conveniente seguire la strada tracciata dall'allievo.

domenica 1 marzo 2009

L'uso dei colori in una CCF


L'uso dei colori in una CCF, serve ad indicare il contenuto emozionale o la motivazione sottostante ad un'affermazione, un pensiero o una domanda. Per decisdere il colore con cui scrivere le parole di una storia, l'allievo deve riflettere sulla figura cogliendo l'importanza dei pensieri, degli stati d'animo e della motivazione nella comunicazione verbale.
L'impiego dei colori in una CCF è attentamente strutturato.
Ad es. il rosso indica collera, molestie, un'affermazione in tono ostile o una cattiva idea. Il verde rappresenta una buona idea, la felicità o un'affermazione amichevole. L'allievo sceglie un colore dall'elenco prima di scrivere ciò che le persone dicono o pensano. Quando si presentano all'allievo i colori per la conversazione, occorre spiegare subito quali sono i contesti della loro applicazione. Senza questa distinzione, i significati associati ad essi potrebbero generare confusione in contesti estranei alle CCF. Per evitare confusioni inutili è bene stabilire subito le regole e i limiti d'uso dei colori per la conversazione.

giovedì 19 febbraio 2009

I simboli e i disegni all'interno di una CCF


I simboli e i disegni, in una CCF, devono essere semplici e rappresentativi. Per rappresentare le persone si usano figure umane stilizzate e per indicare edifici e oggetti si usano pochi tratti esenziali.
Vanno evitati i disegni che contengono particolari estranei o che per la loro esecuzione richiedono una quantità di tempo tale che il particolare artistico va a discapito del fine ultimo della conversazione. Questi disegni non vanno colorati affinchè non si crei confusione con l'uso dei colori per la rappresentazione degli stati d'animo.
L'allievo può essere incoraggiato ad aggiungere particolari identificativi al disegno, che danno maggiore pregananza agli elementi figurativi inseriti. Queste "personalizzazioni" possono dare maggiore significato ad una conversazione ma vanno utilizzate solo nella misura in cui non richiedono una quantità di tempo tale da rallentare il flusso del dialogo.
Le caratteristiche distintive scelte dall'allievo sono spesso diverse da quelle che avrebbe scelto un genitore/insegnante, che in questo caso potrebbe avere qualche difficoltà a seguire una CCF. Per ridurre la confusione al minimo, l'allievo e il genitore/insegnante possono mettere a punto un dizionario dei simboli personali, un insieme coerente di simboli individualizzati da utilizzare come sistema di riferimento durante ogni CCF, tenendo presente che il dizionario dei simboli personali di ogni allievo si espande continuamente.

venerdì 6 febbraio 2009

Le conversazioni con fumetti.

Ciao a tutti!!!
Nei miei precedenti post vi accennavo alle storie sociali come possibile metodo curativo di SA/AHF. Oggi in questo mio post vi parlerò di un altro possibile metodo curativo: le conversazioni con fumetti.

Una conversazione con fumetti/CCF utilizza semplici disegni, simboli, colori per illustrare concetti astratti, idee e particolari rilevanti all'interno di conversazioni selezionate. benchè simile a qualsiasi conversazione in cui si scambiano idee sul passato, sul presente e sul futuro, questo metodo presenta alcune caratteristiche che lo rendono unico. Genitori e insegnanti se ne servono per chiarire informazioni importanti per l'allievo con SA/AHF. le conversazioni sono utili quando si rileva che una certa situazione è fonte di difficoltà, quando occorre chiarire il comportamento di altre persone o prepararsi ad una situazione nuova. Il contenuto di una conversazione viene simultaneamente esplicato attraverso doamnde attentamente selezionate che aiutano l'allievo a condividere certe informazioni. Ciascuna CCF indica sistematicamente ciò che le altre persone fanno, dicono e pensano. Inoltre, l'uso del colore evidenzia le motivazioni che dettano azioni e affermazioni esplicitando gli aspetti "invisibili" della comunicazione. In questo modo le CCF conferiscono prevedibilità ed organizzazione ad una interazione.

martedì 3 febbraio 2009

Solitudine e isolamento non sono la stessa cosa!!

Nel libro "Malinconia", scritto da Eugenio Borgna, che affronta appunto il tema dell'autismo, si possono leggere le seguenti affermazioni:



"...L'autismo come metafora della solitudine e come sua espressione inconfondibile: non c'è autismo che non sia percorso da questa inostenibile solitudine.

...La realtà umana e clinica dell'autismo oscilla vertiginosamente dalla solitudine come situazione esistenziale, all'isolamento come situazione psicopatologica."
("Malinconia", di E. Borgna, 2002, feltrinelli Editore, IIedizione).



Io non sono molto d'accordo con quanto espresso dallo scrittore.

Innanzitutto solitudine e isolamento son due concettoi ben diversi tra loro. La solitudine è un'esperienza di una rinuncia, si cerca qualcosa; mentre l'isolamento è esperienza di una perdita, l'isolamento si subisce. Esso ha sempre a che fare con l'estranizaione dell'uomo nel mondo e col mondo umano in generale.

L'autismo sfiora il tema della solitudine ma tocca il tema arido dell'isolamento.

venerdì 30 gennaio 2009

Le storie sociali

Ciao a tutti!!
Nei miei precedenti post vi accennavo alle storie sociale e alle conversazioni con fumetti come possibili metodi curativi per soggetti con AHF/SA. Oggi, in questo mio post vorrei approfonire proprio l'argomento riguardante le storie sociali, in modo che l'educatore ( a contatto con bambini con queste difunzioni) possa adottarle.

Una storia sociale è un breve racconto costruito con un certo formato e con alcuni criteri specifici e che serve a descrivere oggettivamente una persona, un'abilità, un evento, un concetto o una situazione sociale. la maggior parte delle informazioni rilevanti, che spesso riguardano il DOVE e il QUANDO ha luogo una certa situazione,, CHI vi è coinvolto, COSA accade e PERCHE'. Non sempre però ci si limita a questi elementi: spesso le informazioni più rilevanti riguardano un fattore presente in una situazione che ad altre persone può apparire ovvio, mentre per una persona autistica costituisce motivo di turbamento o confusione.
Spesso le storie sociali vengono scritte quando si identifica una situazione che turba il bambino o il ragazzo con autismo. Oltre a servire per condividere le informazioni importanti, la maggioranza delle storie socili indica delle azioni adeguate. Le persone che scrivono le storie sociali vengono incoraggiate a condividere le informazioni tenendo in considerazione il punto di vista, le capacità e gli interessi dell'allievo. Di conseguenza le storie sociali variano per contenuto e livello, anche se tutte rispettano uno standard che comprende un rapporto numerico specifico tra i diversi generi di frasi. Il risultato è una storia individializzata che fornisce informazioni precise e rassicuranti.

lunedì 26 gennaio 2009

Presupposti concettuali

Esistono interventi sociali (conversazioni con fumetti e storie sociali) che si basano sull'idea di sviluppare le abilità sociale attraverso il miglioramento della comprensione sociale e di far condividere la responsabilità del successo sociale.
Per comprendere i presupposti concettuali che stanno alla base delle storie socili e delle conversazioni con i fumetti i genitori e gli insegnanti sono incoraggiati ad abbandonare ogni preconcetto. Tutti compiamo rapidamente una varietà di assunti per interpretare il comportamento altrui, assunti che si basano su una conoscenza sociale comune. Applicati ad una persona con AHF/SA, che può percepire gli eventi in modo diverso, questi stessi assunti possono essere sbagliati. ne risulta una menomazione sociale condivisa - due parti che rispondono con percezioni diverse e ugualmente valide dello stesso evento - e ciò rende difficile la comprensione reciproca e l'interazione. I genitori possono restare frustrati quando il figlio reagisce "inadeguatamente" o "senza una ragione evidente"; il bambino con autismo può vedere le azioni e le affermazioni delle altre persone come inopportune, illogiche o ingestibili. Non esistono comportamenti "bizzarri" ma solo reazioni umane che nascono da un'esperienza che non è compresa appieno.
Gli atteggiamenti di accettazione e creatività e il senso dell'umorismo hanno un ruolo centrale nelle storie sociali e nelle conversazioni con fumetti. secondo Asperger è importante che i genitori e gli insegnanti che lavorano con bambini affetti da disturbi autistici abbiano senso dell'umorismo.
Un presupposto delle storie sociale e delle conversazioni con fumetti è che i materiali e i metodi didattici utilizzati dovrebbero tenere conto del fatto che un punto di forza dei bambini con SA/AHF è l'apprendimento visivo. Le strategie visive possono servire a dare un'organizzazione all'apprendimento e alle esperienze quotidiane.
Infine i genitori e gli insegnanti che utilizzano le storie sociali e le conversazioni con i fumetti riconoscono che la motivazione ha un'importanza centrale ai fini dell'apprendimento, per la quale sono a loro volta fondamentali gli interessi degli allievi. Un bambino con SA/AHF può concentrarsi su interessi che i genitori/ insegnanti considerano irrilevanti ma che tuttavia possono essere utilizzati creativamente per accrescere il suo desiderio di apprendere nuove abilità.
Genitori ed insegnanti, quindi, vengono incoraggiati ad abbandonare gli assunti tipici utilizzati per interpretare e spiegare il comportamento altrui perchè se applicati negli allievi con AHF/SA possono essere errati. Assumere il punto di vistra dell'allievo e adottare un atteggiamento di accettazione e comprensione sono due premesse fondamentali per il lavoro con le storie sociali e le conversazioni con fumetti. partendo dal presupposto che ogni allievo può prevedere, "leggere" o interpretare gli eventi o le interazioni sociale in modo diverso, l'obiettivo di questi metodi è fornirgli informazioni sociali accurate, presentate attraverso materiali e tecniche didattiche congruenti con le sue caratteristiche di apprendimento. Le coversazioni con fumetti e le storie sociali vengono costruite su misura del singolo allievo, in funzione dei suoi bisogni e delle sue capacità, oltre che delle sue preferenze e dei suoi interessi, aumentando così al massimo la sua capacità di comprendere l'ambiente sociale.

sabato 24 gennaio 2009

L'interazione sociale

Ciao a tutti!
Oggi in questo mio post vorrei aiutarvi a comprendere come il disaglio portato da una situazione di autismo non sia un problema solo per la persona autistica in sè, ma anche per tutto l'insieme di persone che circonda questa persona!


E' impossibile osservare un'interazione o una menomazione sociale su una persona isolata. propio perchè chiamata "sociale" la menomazione coinvolge più di una persona. le persone con autismo e le loro famiglie provano un senso di frustrazione quando cercano di capirsi, di comunicare, di interagire efficacemente. La confusione e le sensazioni di imbarazzo e incomprensione non vengono provate soltanto dalle persone con autismo, ma anche dai genitori, dagli insegnanti, dagli amici.

Per migliorare l'interazione sociale, i metodi e i materiali devono coinvolgere entrambi gli elementi della relazione. prima di tutto i genitori e gli insegnanti devono essere aiutati a capire la persona con SA/AHF, la quale a sua volta deve essere aiutata a capire la miriade di interazioni ed eventi che punteggiano la sua vita quotidiana.

venerdì 2 gennaio 2009

Intervento


Attualmente non esistono trattamenti che permettano di "guarire" dall'AHF o dalla SA, ed è anche discutibile la stessa intenzione di perseguire una guarigione completa. Se alcuni individui con SA, senza dover sopportare una sofferenza personale estrema, arrivano a diventare adulti creativi (perlomeno in un ambito molto limitato) contribuendo allo sviluppo del loro campo, potrebbe persino essere deontologicamente scorretto parlare di "trattamento" (cioè di un intervento che trasformerà l'individuo in una persona "normale"). Comunque sia, in molti casi almeno dall'età scolastica e adolescenziale, la sofferenza dell'individuo direttamente interessato e della sua famiglia è tale da richiedere senz'altro una strategia di gestione di qualche tipo.
PRINCIPALI LINEE GUIDA PER L'INTERVENTO NEI CASI DI SA/AHF
1. Prima valutazione:dignosi corretta, essenziale per una comprensione del disturbo e un intervento ottimale.
2. Studio diagnostico neuropsichiatrico intensivo.
3. Intervento formativo e informativo con tutti i famigliari.
4. Lavoro con la famiglia.
5. Supporto pratico e finanziario alla famiglia.
6. Istruzione scolastica per il opaziente.
7. Educazione fisica (sulle abilità motorie sociali ed esercizio fisico generico).
8. Gruppi di abilità sociali per alcuni adolescenti e adulti
9. Terapia farmacologica, in una minoranza di casi.
10. Psicoterapia (in alcuni acsi specifi di SA).
11. Modificazione del comportamento.
12. Adozione di una prospettiva di gestione a lungo termine.
13. Integrazione di interventi diversi :team di abilitazione.