martedì 24 marzo 2009

Terapia riabilitativa per mezzo del cavallo

Ciao a tutti!
Oggi ho scoperto che, oltre alla terapia multisistemica in acqua, c'è un altro tipo di terapia, a mio avviso singolare ed efficiente, che potrebbe aiutare un bambino autistico a migliorare la propria situazione, si tratta dell'educazione equestre. Io l'ho conosciuta tramite internet, in particolare dal sito www.sportmedicina.com/equitazione_autismo.htm . Vi riporto una breve spiegazione di come avviene questo tipo di terapia.


Il disturbo autistico è certamente complesso e merita un approccio clinico polifunzionale: ma anche la Riabilitazione Equestre può giocare il suo ruolo nel miglioramento della qualità della vita di questi soggetti.
Il favorire il contatto tra il soggetto autistico ed il cavallo permette proprio di lavorare su questo aspetto: imparare a conoscere ed a gestire anche un semplice scuotere di criniera o movimento delle orecchie sarà un momento di de-tensione che favorirà l'apertura verso il mondo esterno.
In più la serialità delle "regole" di una ripresa equestre: grooming del cavallo, uscita dal box, lavoro montato, rientro in scuderia, avrà una funzione strategica rassicurante ed anche se inizialmente sarà difficile da comprendere ed accettare, alla lunga, almeno per alcuni pazienti, si trasformerà in una fase di strutturazione e relazione del proprio Sé con il mondo circostante.
L'importante, nel programma di Riabilitazione Equestre è di porsi degli obiettivi chiari, concreti e raggiungibili, anche se minimi.
Non dimentichiamo che per questi pazienti ogni cambiamento può essere traumatico e fonte di grande sofferenza: riuscire a farne accettare tranquillamente anche una minima parte sarebbe già un grandissimo successo.
Gli scopi principali su cui sarebbe opportuno costruire il percorso terapeutico sono:
SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE
SVILUPPO DELLA SOCIALITA'
FLESSIBILITà DEI COMPORTAMENTI
Certamente tutto questo non risolve i problemi dell'autismo; inoltre la gestione di questi pazienti e la loro terapia riabilitativa non possono essere improvvisate: la malattia è un disturbo molto complesso, che va conosciuto profondamente ed adeguatamente trattato, anche in relazione al paziente che ci si trova di fronte.
Ma ciò non toglie che in tanti casi il cavallo può darci una grosso aiuto a rompere quel fronte di chiusura, silenzio e disperazione che molto spesso è il mondo autistico.

(Tratto da www.sportmedicina.com/equitazione_autismo.htm).

Se siete interessati magari contattate il sito per avere maggiori informazioni, ad esempio a proposito dei luoghi in cui la terapia si può effettuare.
A presto.

mercoledì 18 marzo 2009

Come concludere una CCF



La CCf si conclude con una sintesi e l'identificazione di soluzioni nuove per la situazione. innanzi tutto, l'adulto e l'allievo riassumono la situazione rivedendo la figura della loro conversazione, cominciando dagli eventi accaduti prima e procedendo in sequenza. A questo punto procedimento si riserva poco tempo, identificando gli aspetti più rilevanti della situazione e incoraggiando l'allievo a vedere "la figura intera". Alcuni allievi hanno la tendenza a ripetere tutta la conversazione parola per parola ripercorrendo al contempo tutti i disegni uno per uno. Se ciò accade, l'adulto numera gli elementi più importanti e chiede all'allievo di riesaminare la situazione limitando i commenti alle parti numerate. La sintesi da risalto visivo ai fatti più rilevanti di una sitazione e " rimette le cose insieme " prima di indentificare nuove soluzioni per il problema . Con una rappresentazione visiva della situazione difficile davanti agli occhi, si "tirano fuori" nuovi comportamenti che potrabbero essere messi in atto. Il fatto di disegnare nuovi modi per gestire una situazione difficile aiuta l'allievo ad impratichirsi di una nuova abilità prima di usarla e mette a sua disposizione un'immagine a cui potrà fare riferimento anche in futuro. Le idee possono esse annotate anche sotto forma di elenco; in questo caso si spuntano le soluzioni non fattibili e si predispone un piano per la prossima volta che la situazione si presenterà. Se l'allievo non riesce ad escogitare soluzioni efficaci autonomamente, il genitore/insegnante propone alcune ipotesi e spiega in che modo, applicandole, la situazione potrebbe cambiare. In alcuni casi non è possibile elencare o disegnare nuove soluzioni ed è più utile che il genitore/insegnante scriva una storia sociale per l'allievo sulla base delle informazioni tratte dalla CCF. Qualche volte si impone all'attenzione una certa soluzione, tanto che diventa sconsigliato o superfluo ripassare la conversazione ed elencare soluzioni nuove.

I disegni possono essere conservati in un quaderno personale o come illustrazioni di accompagnamento delle storie sociali, creando così un'enciclopedia personale di informazioni sociali importanti.

sabato 14 marzo 2009

Conversazioni con i fumetti di gruppo


Le CCf di gruppo vengono usate in un contesto strutturato che di solito comprende vari allievi con AHF/SA e un insegnante con funzioni di guida. Gli allievi rappresentano graficamente alcune interazioni scelte che avvengono nel corso di una discussione di gruppo. Ciascun partecipante è rappresentato su una lavagna mediante una figura umana stilizzata con accanto il suo nome, un fumetto per il discorso e uno per i pensieri. Gli allievi vengono incoraggiati ad utilizzare le figure umane e i gessetti colorati per illustrare quali sono i loro stati d'animo quando vengono fatte certe affermazioni.
Le CCf di gruppo richiedono che tutti i partecipanti concordino su una tabella dei colori comune, facendo poi disegni che ritraggono una varietà di interazioni scelte.

venerdì 6 marzo 2009

La strutturazione di una CCF.

I genitori o gli insegnanti guidano le CCF e le organizzano senza assumerne completamente il controllo. A differenza di una storia sociale, che può essere scritta e ripassata diverse volte, una CCF è un'interazione dinamica. Benchè il metodo sia stato inizialmente sviluppato per dare un feedback visivo agli allievi nel corso di una discussione importante, i disegni rivelano spesso informazioni sorprendenti e inattese, che è molto importante inserire nella conversazione. L'arte di una CCF sta nel riconoscere quando è più opportuno fornire una struttura e una guida e quando e quando invece è più conveniente seguire la strada tracciata dall'allievo.

domenica 1 marzo 2009

L'uso dei colori in una CCF


L'uso dei colori in una CCF, serve ad indicare il contenuto emozionale o la motivazione sottostante ad un'affermazione, un pensiero o una domanda. Per decisdere il colore con cui scrivere le parole di una storia, l'allievo deve riflettere sulla figura cogliendo l'importanza dei pensieri, degli stati d'animo e della motivazione nella comunicazione verbale.
L'impiego dei colori in una CCF è attentamente strutturato.
Ad es. il rosso indica collera, molestie, un'affermazione in tono ostile o una cattiva idea. Il verde rappresenta una buona idea, la felicità o un'affermazione amichevole. L'allievo sceglie un colore dall'elenco prima di scrivere ciò che le persone dicono o pensano. Quando si presentano all'allievo i colori per la conversazione, occorre spiegare subito quali sono i contesti della loro applicazione. Senza questa distinzione, i significati associati ad essi potrebbero generare confusione in contesti estranei alle CCF. Per evitare confusioni inutili è bene stabilire subito le regole e i limiti d'uso dei colori per la conversazione.